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Cartellone Scuola 2025
Anche quest’anno abbiamo il piacere di comunicarVi, che il “Teatro Montegrappa” di Rosà, ripropone l’iniziativa denominata “CARTELLONE SCUOLA 2025”, sette rappresentazioni teatrali, rivolte alle scuole dell’Infanzia, primaria, medie e superiori.
di Mario Mascitelli
con Mario Aroldi e Mario Mascitelli
assistente alla regia: Silvia Nisci
costumi: Antonella Mascitelli
con Mario Aroldi e Mario Mascitelli
assistente alla regia: Silvia Nisci
costumi: Antonella Mascitelli
Tutti conosciamo i due personaggi del libro Pinocchio per tutto cio? che combinano durante il racconto ma quale sara? la loro vera storia? Ci siamo immaginati una panchina e un alberello bonsai dove i due, in attesa che arrivi Mangiafuoco a cui vendere Pinocchio, si raccontano e ricordano la loro vita passata e di come si siano ridotti in quello stato miserevole. Vorrebbero andare via ma non riescono, qualcosa li trattiene, perche? capiscono che in quel luogo si sta svolgendo qualcosa di cruciale e, mano a mano che parlano, scoprono che esiste qualcosa di piu? importante degli zecchini d’oro di Mangiafuoco: sta nascendo una nuova amicizia.
Dopo “Amleto”, riproposto in chiave clownesca e favolistica , continua la rilettura dei classici, che da anni il Teatro del Cerchio rivisita e trasforma per renderli adatti ai piu? piccoli e per non farli tramontare mai. Pur se originale, questa storia strizza l’occhio ai due personaggi di Aspettando Godot di S. Beckett cogliendo e trasformando alcuni temi e spunti (la solitudine, la ricerca di senso), facendoli cosi? arrivare a un pubblico di giovanissimi.
Dal 2021, lo spettacolo ha ottenuto il Patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi.
Dopo “Amleto”, riproposto in chiave clownesca e favolistica , continua la rilettura dei classici, che da anni il Teatro del Cerchio rivisita e trasforma per renderli adatti ai piu? piccoli e per non farli tramontare mai. Pur se originale, questa storia strizza l’occhio ai due personaggi di Aspettando Godot di S. Beckett cogliendo e trasformando alcuni temi e spunti (la solitudine, la ricerca di senso), facendoli cosi? arrivare a un pubblico di giovanissimi.
Dal 2021, lo spettacolo ha ottenuto il Patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi.
Età consigliata: dai 5 anni
Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro d’attore
Tematiche: la solitudine, la ricerca di senso.
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< LETTERA DI PRESENTAZIONE CARTELLONE SCUOLA 2025 >
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Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro d’attore
Tematiche: la solitudine, la ricerca di senso.
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Regia di Andrea Lugli
Testo di Liliana Letterese tratto da "Nico cerca un amico" di Matthias Hoppe
con Liliana Letterese e Andrea Lugli
Testo di Liliana Letterese tratto da "Nico cerca un amico" di Matthias Hoppe
con Liliana Letterese e Andrea Lugli
Premio Gianni Rodari per il Teatro 2020
Nico è un topolino felice. Ha una bella casa, gli piace giocare con i suoi amici topi, mangiare, dormire, passeggiare.
Oggi però non ha voglia di giocare, non ha nemmeno fame e neanche sonno… Ha voglia di cercare un nuovo amico, un amico speciale: un amico diverso da lui. E allora parte alla ricerca. Esce di casa e incontra tanti animali, tutti diversi, alcuni grandi,
altri piccoli, oppure piccolissimi.
Alcuni anche pericolosi! A tutti offre la sua amicizia, ma… è così difficile trovare un amico diverso!
Tratto da un piccolo e poetico racconto di Matthias Hoppe.
Nico cerca un amico è una riflessione sull’amicizia e sulla diversità proposta
in un linguaggio semplice e poetico.
In scena due attori raccontano la storia con pupazzi animati a vista.
Nico è un topolino felice. Ha una bella casa, gli piace giocare con i suoi amici topi, mangiare, dormire, passeggiare.
Oggi però non ha voglia di giocare, non ha nemmeno fame e neanche sonno… Ha voglia di cercare un nuovo amico, un amico speciale: un amico diverso da lui. E allora parte alla ricerca. Esce di casa e incontra tanti animali, tutti diversi, alcuni grandi,
altri piccoli, oppure piccolissimi.
Alcuni anche pericolosi! A tutti offre la sua amicizia, ma… è così difficile trovare un amico diverso!
Tratto da un piccolo e poetico racconto di Matthias Hoppe.
Nico cerca un amico è una riflessione sull’amicizia e sulla diversità proposta
in un linguaggio semplice e poetico.
In scena due attori raccontano la storia con pupazzi animati a vista.
Età consigliata: dai 3 ai 7 anni
Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro d’attore, pupazzi animati a vista.
Tematiche: la diversità.
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Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro d’attore, pupazzi animati a vista.
Tematiche: la diversità.
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di e con Max Pederzoli
consulenza artistica Mario Gumina, Andrea Fidelio e Romina Ranzato
scenografia Luca Mercatelli
costumi Elettra Del Mistro
pupazzi Biro
luci Stefano Razzolini
produzione Madame Rebiné
con il sostegno di Carichi Sospesi, Barabao Teatro e Accademia Perduta/Romagna Teatri
consulenza artistica Mario Gumina, Andrea Fidelio e Romina Ranzato
scenografia Luca Mercatelli
costumi Elettra Del Mistro
pupazzi Biro
luci Stefano Razzolini
produzione Madame Rebiné
con il sostegno di Carichi Sospesi, Barabao Teatro e Accademia Perduta/Romagna Teatri
"Questo non è un testo di presentazione dello spettacolo bensì una lettera di aiuto.
lo, Gianni Calzino, insieme al mio collega Klaus il clown, siamo qui a scrivere questa lettera per chiedere al pubblico di aiutarci a convincere li gran Ventriloquini a rinnovare il repertorio del suo spettacolo. Non ne possiamo più! Ci ha stufato! A-I-U-T-O!"
Uno spettacolo di magia e ventriloquismo per cuori giovani dai 6 ai 99 anni.
lo, Gianni Calzino, insieme al mio collega Klaus il clown, siamo qui a scrivere questa lettera per chiedere al pubblico di aiutarci a convincere li gran Ventriloquini a rinnovare il repertorio del suo spettacolo. Non ne possiamo più! Ci ha stufato! A-I-U-T-O!"
Uno spettacolo di magia e ventriloquismo per cuori giovani dai 6 ai 99 anni.
Età consigliata: dai 6 ai 99 anni
Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro di figura e magia.
Tematiche: Ventriloquismo e magia.
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Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro di figura e magia.
Tematiche: Ventriloquismo e magia.
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con Michele Eynard e Federica Molteni
disegni dal vivo Michele Eynard
scenografie e mostri Enzo Mologni
regia Carmen Pellegrinelli
produzione Luna e GNAC Teatro
si ringrazia Albano Arte per il sostegno
disegni dal vivo Michele Eynard
scenografie e mostri Enzo Mologni
regia Carmen Pellegrinelli
produzione Luna e GNAC Teatro
si ringrazia Albano Arte per il sostegno
Spettacolo vincitore del Premio Maria Signorelli 2014 – Rassegna Nazionale Oltre la Scena – Targa d’argento della Presidenza della Repubblica Italiana.
I disegni dal vivo proiettati su un grande schermo affascinano e incuriosiscono i più piccoli, accompagnandoli dentro le storie, per imparare a leggere e scrivere attraverso un teatro fatto di immagini.
Un piccolo omaggio a Munari, a Rodari e ai grandi maestri che hanno reso la nostra infanzia un piccolo mondo poetico.
Perché non facciamo una fantasia sull’alfabeto…fantastico, imprevisto, con lettere tutte diverse, di dimensioni, di forma, di materia e di colore, buttate per aria con allegria. (Bruno Munari)
Che cosa è una C?
Un cane, una culla o una cuccia?
E una P? Un pesce? Una palla? O tutti e due?
Adele e Berta si ritrovano magicamente catapultate all’interno del libro che contiene tutte le parole: il vocabolario. Berta vorrebbe scappare, Adele invece vuole esplorare quello strano universo.
Che gran scompiglio però!
La grande mano che conosce i segreti dei segni mette in movimento lettere e parole, che prendono forme e significati inattesi e fantastici.
Filastrocche e giochi di parole fanno scoprire alle due ragazze che le parole sono veicolo di fantasia ed emozioni. Torneranno nella realtà cambiate, ricche di una nuova amicizia.
I disegni dal vivo proiettati su un grande schermo affascinano e incuriosiscono i più piccoli, accompagnandoli dentro le storie, per imparare a leggere e scrivere attraverso un teatro fatto di immagini.
Un piccolo omaggio a Munari, a Rodari e ai grandi maestri che hanno reso la nostra infanzia un piccolo mondo poetico.
Perché non facciamo una fantasia sull’alfabeto…fantastico, imprevisto, con lettere tutte diverse, di dimensioni, di forma, di materia e di colore, buttate per aria con allegria. (Bruno Munari)
Che cosa è una C?
Un cane, una culla o una cuccia?
E una P? Un pesce? Una palla? O tutti e due?
Adele e Berta si ritrovano magicamente catapultate all’interno del libro che contiene tutte le parole: il vocabolario. Berta vorrebbe scappare, Adele invece vuole esplorare quello strano universo.
Che gran scompiglio però!
La grande mano che conosce i segreti dei segni mette in movimento lettere e parole, che prendono forme e significati inattesi e fantastici.
Filastrocche e giochi di parole fanno scoprire alle due ragazze che le parole sono veicolo di fantasia ed emozioni. Torneranno nella realtà cambiate, ricche di una nuova amicizia.
Età consigliata: dai 6 anni
Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro d’attore, disegno dal vivo con lavagna luminosa e ombre.
Tematiche: il libro, la parola, le emozioni, lettura e scrittura.
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Durata: 50 minuti
Tecnica utilizzata: teatro d’attore, disegno dal vivo con lavagna luminosa e ombre.
Tematiche: il libro, la parola, le emozioni, lettura e scrittura.
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Con: Giacomo Dimase ed Enrico Desimoni
Regia: Enrico Messina
Co-produzione: Teatro Giovani Teatro Pirata – Armamaxa Teatro
Regia: Enrico Messina
Co-produzione: Teatro Giovani Teatro Pirata – Armamaxa Teatro
“Miei signori date orecchio, se di sangue franco siete, del valente Robin Hood or le imprese ascolterete …”
Robin Hood di Sherwood, il fuorilegge per antonomasia, è forse l’unico personaggio della cultura europea che sia riuscito ad attraversare con perfetta naturalezza tutti i ‘media’ che si sono succeduti dal Basso Medioevo fino ad oggi: dalla tradizione orale dei mercati e delle fiere fino al villaggio globale della comunicazione televisiva e cinematografica.
Ladro e brigante, bandito e gentiluomo, il “miglior arciere d’Inghilterra” diventa, nella tradizione delle ballate popolari, la figura di colui che si ribella alle ingiustizie sociali e alle prepotenze dei dominatori. Brigante e paladino insieme, Robin sta dalla parte dei contadini e dei dispera@: “ruba ai ricchi per dare ai poveri”. Difensore del popolo angariato dai potenti, coraggioso furfante che ignora i vincoli del diritto, Robin incarna in sé l’aspirazione universale dell’uomo alla libertà: le sue gesta incarnano la ricerca e l’affermazione di una dignità umana che riscatti una vita marginale e degradata.
Raccontare la storia di Robin Hood offre, dunque, l’occasione di porgere ai bambini un messaggio semplice ma di valore universale: le regole vanno rispettate ma quando non sono ‘giuste’ bisogna trovare il coraggio di dire di no e di opporcisi! Con i modi di un teatro essenziale e un po’ d’altri tempi, fatto di scene povere costruite con materiali semplici, i due attori parlano ai bambini con il linguaggio del racconto per riavvicinarli alla dimensione dell’ascolto; evocano la storia di Robin e, come cantastorie da piccolo borgo, la trasformano, la inventano e ci giocano, se la cuciono addosso e ci si ritrovano dentro “bambini” anche loro, impegnati ad arrampicarsi sugli alberi proprio come Robin Hood e il suo compagno Little John.
C’era una volta un famoso bandito che, per sottrarsi alle ingiuste leggi del suo tempo, decise di costruire il suo rifugio sugli alberi, e si ritrovò a guardare il mondo che da lassù gli sembrò piccolo. A portata di mano, a portata di tutti, senza servi né padroni.
Robin Hood di Sherwood, il fuorilegge per antonomasia, è forse l’unico personaggio della cultura europea che sia riuscito ad attraversare con perfetta naturalezza tutti i ‘media’ che si sono succeduti dal Basso Medioevo fino ad oggi: dalla tradizione orale dei mercati e delle fiere fino al villaggio globale della comunicazione televisiva e cinematografica.
Ladro e brigante, bandito e gentiluomo, il “miglior arciere d’Inghilterra” diventa, nella tradizione delle ballate popolari, la figura di colui che si ribella alle ingiustizie sociali e alle prepotenze dei dominatori. Brigante e paladino insieme, Robin sta dalla parte dei contadini e dei dispera@: “ruba ai ricchi per dare ai poveri”. Difensore del popolo angariato dai potenti, coraggioso furfante che ignora i vincoli del diritto, Robin incarna in sé l’aspirazione universale dell’uomo alla libertà: le sue gesta incarnano la ricerca e l’affermazione di una dignità umana che riscatti una vita marginale e degradata.
Raccontare la storia di Robin Hood offre, dunque, l’occasione di porgere ai bambini un messaggio semplice ma di valore universale: le regole vanno rispettate ma quando non sono ‘giuste’ bisogna trovare il coraggio di dire di no e di opporcisi! Con i modi di un teatro essenziale e un po’ d’altri tempi, fatto di scene povere costruite con materiali semplici, i due attori parlano ai bambini con il linguaggio del racconto per riavvicinarli alla dimensione dell’ascolto; evocano la storia di Robin e, come cantastorie da piccolo borgo, la trasformano, la inventano e ci giocano, se la cuciono addosso e ci si ritrovano dentro “bambini” anche loro, impegnati ad arrampicarsi sugli alberi proprio come Robin Hood e il suo compagno Little John.
C’era una volta un famoso bandito che, per sottrarsi alle ingiuste leggi del suo tempo, decise di costruire il suo rifugio sugli alberi, e si ritrovò a guardare il mondo che da lassù gli sembrò piccolo. A portata di mano, a portata di tutti, senza servi né padroni.
Età consigliata: dai 6 anni
Durata: 55 minuti
Tecnica utilizzata: teatro di narrazione e d’attore.
Tematiche: il coraggio di ribellarsi alle ingiustizie e alle prepotenze.
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Durata: 55 minuti
Tecnica utilizzata: teatro di narrazione e d’attore.
Tematiche: il coraggio di ribellarsi alle ingiustizie e alle prepotenze.
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di e con Giacomo Dimase
luci Paolo Mongelli
cura della drammaturgia e della messa in scena Enrico Messina
produzione Armamaxa Teatro
luci Paolo Mongelli
cura della drammaturgia e della messa in scena Enrico Messina
produzione Armamaxa Teatro
Realizzato con il sostegno di TRAC - Teatri di Residenza Artistiche Contemporanea
Selezionato nell’ambito del laboratorio di Narrazione di Montagne Racconta 2020
BARI, 2001 Un bambino bianco bianco, t-shirt gialla e zaino in spalla, si incammina come ogni
mattina verso scuola. La strada però è piena di pericoli, alcuni più “cattivi” di altri. Ma il bambino
bianco bianco questo lo sa, l’ha imparato a sue spese l’anno prima. Ed ora ha un piano.
BARI, 2021 Un giovane uomo bianco bianco, camicia e valigetta da lavoro in mano, si incammina
verso la scuola dove insegna. Nella scuola però ci sono i grandi più grandi di lui, alcuni più “cattivi”
di altri. Il giovane bianco bianco questo l’ha imparato di recente, quando ha letto in classe un libro
“non adatto”. Ed ora dovrà trovare il coraggio di mettere da parte strategie e paure passate. In
nome di tutte “le piccol-e Spider-man” e “i piccol-i Els-a”.
Selezionato nell’ambito del laboratorio di Narrazione di Montagne Racconta 2020
BARI, 2001 Un bambino bianco bianco, t-shirt gialla e zaino in spalla, si incammina come ogni
mattina verso scuola. La strada però è piena di pericoli, alcuni più “cattivi” di altri. Ma il bambino
bianco bianco questo lo sa, l’ha imparato a sue spese l’anno prima. Ed ora ha un piano.
BARI, 2021 Un giovane uomo bianco bianco, camicia e valigetta da lavoro in mano, si incammina
verso la scuola dove insegna. Nella scuola però ci sono i grandi più grandi di lui, alcuni più “cattivi”
di altri. Il giovane bianco bianco questo l’ha imparato di recente, quando ha letto in classe un libro
“non adatto”. Ed ora dovrà trovare il coraggio di mettere da parte strategie e paure passate. In
nome di tutte “le piccol-e Spider-man” e “i piccol-i Els-a”.
Età consigliata: da 11 a 16 anni
Durata: 60 minuti
Tecnica utilizzata: narrazione.
Tematiche: spettacolo sul bullismo e sulla libertà, sul diritto di essere sé stessi, il coraggio di ribellarsi alle ingiustizie e alle prepotenze.
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Durata: 60 minuti
Tecnica utilizzata: narrazione.
Tematiche: spettacolo sul bullismo e sulla libertà, sul diritto di essere sé stessi, il coraggio di ribellarsi alle ingiustizie e alle prepotenze.
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di Liliana Letterese e Roberto Anglisani
con Liliana Letterese e Andrea Lugli
regia e lavoro degli attori Roberto Anglisani
drammaturgia del movimento e narrazione fisica Elisa Cuppini
produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri
con Liliana Letterese e Andrea Lugli
regia e lavoro degli attori Roberto Anglisani
drammaturgia del movimento e narrazione fisica Elisa Cuppini
produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri
Nel mito di Orfeo si raccoglie una sorprendente molteplicità di tematiche: l’amore e la morte, il trionfo e il fallimento, la ricerca della bellezza attraverso l’arte e la discesa negli inferi.
Forse è per questo motivo che, tra le leggende che hanno attraversato i secoli e sono arrivate a noi intatte nei loro significati e nei loro interrogativi, poche hanno avuto la fortuna in poesia, nella musica, nella letteratura e nel teatro di quella del mitico cantore della Tracia, il figlio di Apollo e della Musa Calliope, Orfeo, amato dagli dei e dotato di una voce e di un canto capaci di estasiare tutte le creature della terra.
Quando la sua giovane sposa Euridice muore per il morso di un serpente, Orfeo cade nella disperazione più assoluta. E allora, per riavere la sua amata, decide di sfidare la potenza dell’Oltretomba con la forza del suo canto.
Quella di Orfeo è la storia di un viaggio avventuroso, di una ricerca di sé nel profondo dell’anima. Una sfida con sé stessi per sconfiggere il freddo e il buio attraverso la bellezza e l’amore.
Lo spettacolo si snoda in una narrazione a due voci, nella quale il racconto arriva dalle parole e dai corpi dei due interpreti, che, nell’essenzialità della parola e del gesto, ricercano un contatto il più possibile profondo e sincero con il pubblico.
Forse è per questo motivo che, tra le leggende che hanno attraversato i secoli e sono arrivate a noi intatte nei loro significati e nei loro interrogativi, poche hanno avuto la fortuna in poesia, nella musica, nella letteratura e nel teatro di quella del mitico cantore della Tracia, il figlio di Apollo e della Musa Calliope, Orfeo, amato dagli dei e dotato di una voce e di un canto capaci di estasiare tutte le creature della terra.
Quando la sua giovane sposa Euridice muore per il morso di un serpente, Orfeo cade nella disperazione più assoluta. E allora, per riavere la sua amata, decide di sfidare la potenza dell’Oltretomba con la forza del suo canto.
Quella di Orfeo è la storia di un viaggio avventuroso, di una ricerca di sé nel profondo dell’anima. Una sfida con sé stessi per sconfiggere il freddo e il buio attraverso la bellezza e l’amore.
Lo spettacolo si snoda in una narrazione a due voci, nella quale il racconto arriva dalle parole e dai corpi dei due interpreti, che, nell’essenzialità della parola e del gesto, ricercano un contatto il più possibile profondo e sincero con il pubblico.
Età consigliata: da 11 a 16 anni
Durata: 60 minuti
Tecnica utilizzata: teatro di narrazione.
Tematiche: l’amore e la morte, il trionfo e il fallimento, la ricerca della bellezza attraverso l’arte e la discesa negli inferi.
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Durata: 60 minuti
Tecnica utilizzata: teatro di narrazione.
Tematiche: l’amore e la morte, il trionfo e il fallimento, la ricerca della bellezza attraverso l’arte e la discesa negli inferi.
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STAGIONE TEATRALE 2025
Con: Marco Cavallaro, Alessia Francescangeli, Ludovica Bei, Alessandra Cosimato, Sonia Di Fraia, Peppe Piromalli
Scene: LolloZolloArt
Costumi: Marco Maria Della Vecchia
Disegno Luci: Marco Laudando
Produzione esecutiva: Lisa Bizzotto
Scene: LolloZolloArt
Costumi: Marco Maria Della Vecchia
Disegno Luci: Marco Laudando
Produzione esecutiva: Lisa Bizzotto
Quando le delusioni d’amore trovano sfogo in un rifiuto totale per il sentimento stesso, come si può tornare ad amare? Tre donne, totalmente differenti tra di loro, fanno ricorso ad una terapeuta per riparare il loro cuore infranto. E allora come fare a far tornare la voglia di aprirsi al sentimento più importante della vita? Forse bisognerebbe scoprire quali sono i loro gusti e cercare “l’uomo ideale”.
Riuscirà la nostra terapeuta a salvare le ragazze, e anche se stessa, e trovare la felicità? Di certo serve l’aiuto… di un uomo… o più uomini… e se l’uomo in questione fosse tutti questi uomini messi insieme? Ecco che il delirio, di risate, inizia.
Torna con una nuova commedia l’autore di grandi successi come “That’s amore” “Se ti sposo mi rovino” e “Amore sono un po’ incinta” e anche questa volta le risate non mancheranno.
Riuscirà la nostra terapeuta a salvare le ragazze, e anche se stessa, e trovare la felicità? Di certo serve l’aiuto… di un uomo… o più uomini… e se l’uomo in questione fosse tutti questi uomini messi insieme? Ecco che il delirio, di risate, inizia.
Torna con una nuova commedia l’autore di grandi successi come “That’s amore” “Se ti sposo mi rovino” e “Amore sono un po’ incinta” e anche questa volta le risate non mancheranno.
BIGLIETTO UNICO: 15€
< LINK BIGLIETTI ONLINE >
< TESSERE ORO >
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla cassa del Teatro in orario di apertura o
Mail: teatromontegrappa@gmail.com
FB: @Teatro Montegrappa
Instagram: #TeatroMontegrappa
Whatsapp: 0424 85577 e 3383175398
< LINK BIGLIETTI ONLINE >
< TESSERE ORO >
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla cassa del Teatro in orario di apertura o
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Scritto e diretto da: Antonio Grosso
Aiuto regia: Rocco Piciulo
Assistente alla regia e movimenti coreografici: Marika Mengucci
Disegno luci: Antonio Panico
Scene e costumi: Alessandra De Angelis
Service: CHI È DI SCENA
Tecnici: Antonio Panico e Paolo Antoniello
Direzione musicale: Nando Citarella
Con: Antonio Grosso, Antonello Pascale, Gaspare Di Stefano, Gioele Rotini, Alessia D’Anna
Aiuto regia: Rocco Piciulo
Assistente alla regia e movimenti coreografici: Marika Mengucci
Disegno luci: Antonio Panico
Scene e costumi: Alessandra De Angelis
Service: CHI È DI SCENA
Tecnici: Antonio Panico e Paolo Antoniello
Direzione musicale: Nando Citarella
Con: Antonio Grosso, Antonello Pascale, Gaspare Di Stefano, Gioele Rotini, Alessia D’Anna
In “Due preti di Troppo”, i due protagonisti, Don Ezio e Don Sabatino vengono spediti in un paese del casertano a ripristinare una vecchia chiesa. Riusciranno a entrare nel cuore degli abitanti e a conquistare la loro fiducia, a risvegliare in loro la solidarietà e il coraggio di chiedere un mondo più pulito. E alla fine riusciranno nel loro intento, quello di salvare una comunità attraverso la musica che spesso è il collante di pace tra intere popolazioni. È la classica storia, del cattivo e dell’eroe e come in ogni storia il cattivo viene surclassato, dopo vari eventi che lo vedono come vincente dai nostri supereroi. La differenza? Quella che vi raccontiamo è una storia vera. Il che implica che non debba esserci per forza l’happy end, ma nemmeno una tragedia… insomma, si racconta la vita che può essere bella o brutta, ma alla fine sempre vera.
“Due preti d troppo” è un turbinio di comicità, verità, ma soprattutto musica che accompagnerà i protagonisti in tutta la storia – grazie alla creazione di un coro – che potrà salvare le sorti di una chiesa completamente abbandonata.
Note di regia: "Come autore del testo posso soltanto essere coinvolto a 360 gradi, parlare di note di regia, quando tutto ti appartiene diventa anche troppo autoreferenziale...allora parlerò della mia compagnia, dei miei fantastici attori... solo grazie a loro io riesco a dare forma e soprattutto vita ai personaggi che scrivo e solo grazie a loro io riesco a mettere in scena degli spettacoli che abbiano una dignità artistica a livello nazionale...se non ci fossero loro, gran parte dei miei spettacoli, delle mie regie non esisterebbero!"
“Due preti d troppo” è un turbinio di comicità, verità, ma soprattutto musica che accompagnerà i protagonisti in tutta la storia – grazie alla creazione di un coro – che potrà salvare le sorti di una chiesa completamente abbandonata.
Note di regia: "Come autore del testo posso soltanto essere coinvolto a 360 gradi, parlare di note di regia, quando tutto ti appartiene diventa anche troppo autoreferenziale...allora parlerò della mia compagnia, dei miei fantastici attori... solo grazie a loro io riesco a dare forma e soprattutto vita ai personaggi che scrivo e solo grazie a loro io riesco a mettere in scena degli spettacoli che abbiano una dignità artistica a livello nazionale...se non ci fossero loro, gran parte dei miei spettacoli, delle mie regie non esisterebbero!"
BIGLIETTO UNICO: 12€
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Per ulteriori informazioni rivolgersi alla cassa del Teatro in orario di apertura o
Mail: teatromontegrappa@gmail.com
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Whatsapp: 0424 85577 e 3383175398
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Whatsapp: 0424 85577 e 3383175398
Regia e canovaccio: Michele Mori
Con: Pierdomenico Simone
E con gli attori e le attrici della Compagnia Giovani
Francesco Lunardi, Daniela Piccolo, Elisabetta Raimondi Lucchetti in alternanza con Francesca Boldrin, Elia Zanella
Scenografia e attrezzeria: Alvise Romanzini
Maschere: Stefano Perocco di Meduna, Tullia Dalle Carbonare
Costumi: Licia Lucchese
Disegno luci: Matteo Pozzobon
Coreografie acrobatiche: Giulia Staccioli
Arrangiamenti musicali: Pierdomenico Simone
Assistente alla regia: Benedetta Carrara
Foto di scena e trailer: Serena Pea
Responsabile di produzione e distribuzione: Federico Corona
Coordinamento: Mary Salvatore
Organizzazione: Massimo Molin
Amministrazione: Ilaria Meda
Visual e concept: Caterina Zoppini
Si ringraziano il Teatro Comunale Città di Vicenza, Elisabetta Granara
e Diego Dalla Via, Sergio e Costanzo.
Con: Pierdomenico Simone
E con gli attori e le attrici della Compagnia Giovani
Francesco Lunardi, Daniela Piccolo, Elisabetta Raimondi Lucchetti in alternanza con Francesca Boldrin, Elia Zanella
Scenografia e attrezzeria: Alvise Romanzini
Maschere: Stefano Perocco di Meduna, Tullia Dalle Carbonare
Costumi: Licia Lucchese
Disegno luci: Matteo Pozzobon
Coreografie acrobatiche: Giulia Staccioli
Arrangiamenti musicali: Pierdomenico Simone
Assistente alla regia: Benedetta Carrara
Foto di scena e trailer: Serena Pea
Responsabile di produzione e distribuzione: Federico Corona
Coordinamento: Mary Salvatore
Organizzazione: Massimo Molin
Amministrazione: Ilaria Meda
Visual e concept: Caterina Zoppini
Si ringraziano il Teatro Comunale Città di Vicenza, Elisabetta Granara
e Diego Dalla Via, Sergio e Costanzo.
«La buona e pronta industria non si deve mai riputare inganno.»
— NICCOLÒ MACHIAVELLI, MANDRAGOLA
Riuscire ad avere un figlio che possa portare avanti il nome della famiglia è diventato un'ossessione per il vecchio e avido Messer Nicia. Non si dà pace: è disposto a tutto pur di avere un erede. Ma non al punto di dover morire. Se però a sacrificarsi può essere qualcun altro, tutto cambia. Ha così inizio una beffa dal sapore boccaccesco, in cui chi si crede furbo sarà gabbato da chi lo è davvero.
"La Mandragola" è definita da molti la "commedia perfetta". In effetti, è la più famosa e imitata commedia del Rinascimento. Machiavelli ci regala un'opera unica, in cui lo stile alto dell'Umanesimo e quello basso del patrimonio popolare si mescolano alla perfezione. Un'operazione talmente riuscita da risultare, appunto, "perfetta", e da considerarsi di diritto un classico della nostra letteratura. Nonostante la materia leggera, Machiavelli cela nelle sue parole un'aspra denuncia nei confronti dell'ipocrisia della chiesa rinascimentale e mette in discussione i valori familiari, provocando nello spettatore un riso amaro che fa riflettere.
La nostra messa in scena si rifà ai comici dell'arte, a quel teatro fatto con un piccolo praticabile e un fondale logoro, che lascia tanto spazio alla maestria degli attori. A loro quindi l'arduo compito di far rivivere la commedia, andando a frugare nei vecchi bauli pieni di maschere, dialetti, duelli, canti, musiche e pantomime.
Un omaggio al testo di Machiavelli o, meglio, un "liberamente tratto da", attraverso quel grande gioco che è la Commedia dell'Arte.
ADATTO ALLE SCUOLE SUPERIORI
— NICCOLÒ MACHIAVELLI, MANDRAGOLA
Riuscire ad avere un figlio che possa portare avanti il nome della famiglia è diventato un'ossessione per il vecchio e avido Messer Nicia. Non si dà pace: è disposto a tutto pur di avere un erede. Ma non al punto di dover morire. Se però a sacrificarsi può essere qualcun altro, tutto cambia. Ha così inizio una beffa dal sapore boccaccesco, in cui chi si crede furbo sarà gabbato da chi lo è davvero.
"La Mandragola" è definita da molti la "commedia perfetta". In effetti, è la più famosa e imitata commedia del Rinascimento. Machiavelli ci regala un'opera unica, in cui lo stile alto dell'Umanesimo e quello basso del patrimonio popolare si mescolano alla perfezione. Un'operazione talmente riuscita da risultare, appunto, "perfetta", e da considerarsi di diritto un classico della nostra letteratura. Nonostante la materia leggera, Machiavelli cela nelle sue parole un'aspra denuncia nei confronti dell'ipocrisia della chiesa rinascimentale e mette in discussione i valori familiari, provocando nello spettatore un riso amaro che fa riflettere.
La nostra messa in scena si rifà ai comici dell'arte, a quel teatro fatto con un piccolo praticabile e un fondale logoro, che lascia tanto spazio alla maestria degli attori. A loro quindi l'arduo compito di far rivivere la commedia, andando a frugare nei vecchi bauli pieni di maschere, dialetti, duelli, canti, musiche e pantomime.
Un omaggio al testo di Machiavelli o, meglio, un "liberamente tratto da", attraverso quel grande gioco che è la Commedia dell'Arte.
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Per ulteriori informazioni rivolgersi alla cassa del Teatro in orario di apertura o
Mail: teatromontegrappa@gmail.com
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Regia: Romina Ranzato
Testo: Ivan Di Noia
Con: Ivan Di Noia
Scenografia: Francesco Di Noia
Foto di Scena: Damiano Xodo, Giorgio Bellingardo
Tecnico Audio e Luci: Daniele Schio, Karol Urban
Testo: Ivan Di Noia
Con: Ivan Di Noia
Scenografia: Francesco Di Noia
Foto di Scena: Damiano Xodo, Giorgio Bellingardo
Tecnico Audio e Luci: Daniele Schio, Karol Urban
Sinossi
“Il fenomeno mafioso è qualcosa di più importante della criminalità: è la criminalità più l’intelligenza e più l’omertà: è una cosa ben diversa.”
Tommaso Buscetta.
Omertà è un racconto, un viaggio attraverso l’intreccio di storie così incredibili da non poter sembrare vere, 4 vite: Giovanni Falcone, giudice di Palermo, ha come obiettivo di vita, colpire il cuore, l’onore e le tasche di chi tiene sotto scacco la Sicilia e l’Italia intera. Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi, facente parte della Mafia perdente, che chiede di poter parlare proprio con il giudice per vendicare la morte dei suoi familiari, parlando. Permette a Falcone e al Pool Antimafia di poter istruire il Maxiprocesso alla Mafia. 19 ergastoli, 342 condanne e 2665 anni di carcere. Il più grande processo penale mai celebrato al mondo. Michele Greco, detto il Papa, con le sue dichiarazioni e auguri di pace che rivolge alla Corte. Totò Riina con la sua “fame” di arrivare, di comandare, di combattere tutti coloro che tentano di fermare la sua ascesa. Quattro personaggi, che affrontano, percorrono e sviluppano la loro esistenza nella quale il confine dall’essere vittime o carnefici è molto sottile.
“Penso che occorra compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché in ciò sta l’essenza della dignità umana” Giovanni Falcone.
Note di regia
Parlare di fatti storici estremamente attuali e scottanti come le vicende malavitose che hanno condotto alla morte di uno dei più importanti giudici italiani qual è stato Giovanni Falcone, non è un’impresa semplice. E non lo è neppure crearli attraverso il teatro.
Tradurli in linguaggio teatrale pregnante, denso ed efficace ha significato:
• Una profonda conoscenza di quanto è accaduto, in modo da essere il più fedeli possibili alle reali vicende;
• Saper scegliere tra i tanti protagonisti a chi dare voce, affinché l’intersecarsi degli eventi avesse resa comunicativa e rendesse giustizia ai fatti;
• Creare, così come fa lo scrupoloso compositore musicale, un’opera che tra spazio scenico, personaggi, stili, musica, ritmo e immagini, arrivasse in modo incisivo e diretto non solo a ridestare il ricordo dello spettatore che ha vissuto quel periodo storico, ma risveglia un senso della memoria nel giovane spettatore, non presente all’epoca, arrivando quindi al cuore di tutti.
Questo è quanto ha creato in me “movimento”, nel senso più ampio del termine, quando mi è stato chiesto di seguire la regia di uno spettacolo che tanto coinvolge l’attore protagonista. Si è delineata dinnanzi ai miei occhi una sfida che ridesse vita attraverso un linguaggio teatrale vivo, a quanto Falcone diceva: “Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”.
Il giudice ci suggerisce un passaggio di testimone ed è quello che lo spettacolo si propone. Non solo: è quello che Falcone ha chiesto e chiede quotidianamente a tutti noi. Nessuno escluso!
“Il fenomeno mafioso è qualcosa di più importante della criminalità: è la criminalità più l’intelligenza e più l’omertà: è una cosa ben diversa.”
Tommaso Buscetta.
Omertà è un racconto, un viaggio attraverso l’intreccio di storie così incredibili da non poter sembrare vere, 4 vite: Giovanni Falcone, giudice di Palermo, ha come obiettivo di vita, colpire il cuore, l’onore e le tasche di chi tiene sotto scacco la Sicilia e l’Italia intera. Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi, facente parte della Mafia perdente, che chiede di poter parlare proprio con il giudice per vendicare la morte dei suoi familiari, parlando. Permette a Falcone e al Pool Antimafia di poter istruire il Maxiprocesso alla Mafia. 19 ergastoli, 342 condanne e 2665 anni di carcere. Il più grande processo penale mai celebrato al mondo. Michele Greco, detto il Papa, con le sue dichiarazioni e auguri di pace che rivolge alla Corte. Totò Riina con la sua “fame” di arrivare, di comandare, di combattere tutti coloro che tentano di fermare la sua ascesa. Quattro personaggi, che affrontano, percorrono e sviluppano la loro esistenza nella quale il confine dall’essere vittime o carnefici è molto sottile.
“Penso che occorra compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché in ciò sta l’essenza della dignità umana” Giovanni Falcone.
Note di regia
Parlare di fatti storici estremamente attuali e scottanti come le vicende malavitose che hanno condotto alla morte di uno dei più importanti giudici italiani qual è stato Giovanni Falcone, non è un’impresa semplice. E non lo è neppure crearli attraverso il teatro.
Tradurli in linguaggio teatrale pregnante, denso ed efficace ha significato:
• Una profonda conoscenza di quanto è accaduto, in modo da essere il più fedeli possibili alle reali vicende;
• Saper scegliere tra i tanti protagonisti a chi dare voce, affinché l’intersecarsi degli eventi avesse resa comunicativa e rendesse giustizia ai fatti;
• Creare, così come fa lo scrupoloso compositore musicale, un’opera che tra spazio scenico, personaggi, stili, musica, ritmo e immagini, arrivasse in modo incisivo e diretto non solo a ridestare il ricordo dello spettatore che ha vissuto quel periodo storico, ma risveglia un senso della memoria nel giovane spettatore, non presente all’epoca, arrivando quindi al cuore di tutti.
Questo è quanto ha creato in me “movimento”, nel senso più ampio del termine, quando mi è stato chiesto di seguire la regia di uno spettacolo che tanto coinvolge l’attore protagonista. Si è delineata dinnanzi ai miei occhi una sfida che ridesse vita attraverso un linguaggio teatrale vivo, a quanto Falcone diceva: “Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”.
Il giudice ci suggerisce un passaggio di testimone ed è quello che lo spettacolo si propone. Non solo: è quello che Falcone ha chiesto e chiede quotidianamente a tutti noi. Nessuno escluso!
BIGLIETTO UNICO: 12€
Ingresso gratuito sotto i 14 anni
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Mail: teatromontegrappa@gmail.com
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Whatsapp: 0424 85577 e 3383175398
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Adattamento drammaturgico: Piergiorgio Piccoli
Con: Paolo Rozzi, Anna Farinello, Aristide Genovese, Piergiorgio Piccoli, Tatiana Vedovato, Anna Zago
Regia: Piergiorgio Piccoli
Scenografie: Franco Sinico
Costumi: Roberta Sattin - Sartoria "Il monello"
Disegno luci: Claudio Scuccato
Con: Paolo Rozzi, Anna Farinello, Aristide Genovese, Piergiorgio Piccoli, Tatiana Vedovato, Anna Zago
Regia: Piergiorgio Piccoli
Scenografie: Franco Sinico
Costumi: Roberta Sattin - Sartoria "Il monello"
Disegno luci: Claudio Scuccato
Tratto dai capolavori “La scuola dei mariti” e “La scuola delle mogli”, di cui il primo è in qualche modo la prova generale del secondo, peraltro insuperato per ciò che riguarda il brio dell’intreccio e la straordinaria invenzione farsesca.
Entrambe le commedie, così simili da essere considerate l’una la riscrittura dell’altra, sono geniali nel trattare in chiave comica lo scacco della volontà umana di fronte all’imponderabilità del reale, soprattutto nei sentimenti.
Le due famose commedie s’intitolano ‘Scuole’ perché vorrebbero ‘insegnare’ agli spettatori una visione di sé stessi più ironica e, di conseguenza, più sana. La nuova produzione di Theama Teatro coglie tutti i migliori aspetti dell’intreccio delle due opere e li collega alla nostra quotidianità, ottenendo così una metafora universale delle convenzioni relazionali e sociali riferite al genere femminile e a quello maschile. Il concetto di "tradimento", elemento costante e quasi immancabile di ogni genere di commedia in ogni epoca, qui torna nell'immagine arcaica e materica, oltre che surreale, delle "corna", elemento visibile e imbarazzante che nessuno vorrebbe mai ostentare sul capo.
Si crea quindi un gioco teatrale che scherza, attraverso questa antica metafora, sul tema dei contrasti di coppia, mettendo in evidenza le differenze di costumi e comportamenti che connotano anche i conflitti del mondo contemporaneo.
La storia è un meccanismo perfetto, semplice nel susseguirsi delle scene, facilmente adattabile ad un’epoca e ad un luogo indefinibili. Aristide e Lello allevano due ragazze senza genitori nell’intento di farne le loro spose, ma solo il primo, più vecchio, tratta la sua amata dandole fiducia e concedendole libertà riuscendo a conquistarne i sentimenti. L’altro, tirannicamente severo, complice anche l'ingenuità indotta con le sue restrizioni, vede invece la sua donna diventare preda di un giovane e romantico corteggiatore. Nell’opera, che vive soprattutto della comicità di Lello, contrapposta alla lungimiranza di Aristide, sono stati individuati echi della biografia dello stesso Molière, che si accingeva in quell’epoca a sposare Armande Béjart. L’abilità dell’uomo di comprendere a fondo la psicologia femminile, incarnata da Aristide ma anche dal giovane Valerio, si contrappone quindi alla vecchia visione del rapporto di coppia dell’ottuso Lello, che ci offre uno spaccato di come la fragilità dell’uomo e l’incapacità di relazionarsi con l’altro sesso possono sfociare in atteggiamenti rigidi, anche violenti e, nel nostro caso, totalmente ridicoli.
Anche l’intuito, la velocità di pensiero, oltre alla grande intelligenza emotiva delle figure femminili, sono un elemento fondamentale per rendere questa commedia ancora più attuale e, a suo modo, elastica nell’interpretazione e nell’analisi dei generi e delle alchimie generate dal rapporto fra sessi e su come l’educazione sentimentale degli uomini, ma più in generale l’educazione alla relazione, sia
necessaria per sostenere la crescita, l’indipendenza e la solidità delle donne, pilastro portante di ogni comunità.
Entrambe le commedie, così simili da essere considerate l’una la riscrittura dell’altra, sono geniali nel trattare in chiave comica lo scacco della volontà umana di fronte all’imponderabilità del reale, soprattutto nei sentimenti.
Le due famose commedie s’intitolano ‘Scuole’ perché vorrebbero ‘insegnare’ agli spettatori una visione di sé stessi più ironica e, di conseguenza, più sana. La nuova produzione di Theama Teatro coglie tutti i migliori aspetti dell’intreccio delle due opere e li collega alla nostra quotidianità, ottenendo così una metafora universale delle convenzioni relazionali e sociali riferite al genere femminile e a quello maschile. Il concetto di "tradimento", elemento costante e quasi immancabile di ogni genere di commedia in ogni epoca, qui torna nell'immagine arcaica e materica, oltre che surreale, delle "corna", elemento visibile e imbarazzante che nessuno vorrebbe mai ostentare sul capo.
Si crea quindi un gioco teatrale che scherza, attraverso questa antica metafora, sul tema dei contrasti di coppia, mettendo in evidenza le differenze di costumi e comportamenti che connotano anche i conflitti del mondo contemporaneo.
La storia è un meccanismo perfetto, semplice nel susseguirsi delle scene, facilmente adattabile ad un’epoca e ad un luogo indefinibili. Aristide e Lello allevano due ragazze senza genitori nell’intento di farne le loro spose, ma solo il primo, più vecchio, tratta la sua amata dandole fiducia e concedendole libertà riuscendo a conquistarne i sentimenti. L’altro, tirannicamente severo, complice anche l'ingenuità indotta con le sue restrizioni, vede invece la sua donna diventare preda di un giovane e romantico corteggiatore. Nell’opera, che vive soprattutto della comicità di Lello, contrapposta alla lungimiranza di Aristide, sono stati individuati echi della biografia dello stesso Molière, che si accingeva in quell’epoca a sposare Armande Béjart. L’abilità dell’uomo di comprendere a fondo la psicologia femminile, incarnata da Aristide ma anche dal giovane Valerio, si contrappone quindi alla vecchia visione del rapporto di coppia dell’ottuso Lello, che ci offre uno spaccato di come la fragilità dell’uomo e l’incapacità di relazionarsi con l’altro sesso possono sfociare in atteggiamenti rigidi, anche violenti e, nel nostro caso, totalmente ridicoli.
Anche l’intuito, la velocità di pensiero, oltre alla grande intelligenza emotiva delle figure femminili, sono un elemento fondamentale per rendere questa commedia ancora più attuale e, a suo modo, elastica nell’interpretazione e nell’analisi dei generi e delle alchimie generate dal rapporto fra sessi e su come l’educazione sentimentale degli uomini, ma più in generale l’educazione alla relazione, sia
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Regia: Alberto Bronzato
di Carmine Amoroso
Riadattamento: Mattia De Rinaldi
Con: Aldo Zappacosta, Barbara Fittà, Alice Parisi, Simone Pino, Giulio Fila, Sebastiano Fila, Luca Degli Espositi, Donatella Tafuri, Maria Giulia Fava, Michele Lonzar, Elisa Milotti, Zeno Montagnani
Scene e Costumi: Giuseppe Pasinato
Laboratorio scenografie: Palcobase di Pernigotti Adriano
Audio e Luci: Francesco Bertolini
Grafica: Gabriele Bagnoli
di Carmine Amoroso
Riadattamento: Mattia De Rinaldi
Con: Aldo Zappacosta, Barbara Fittà, Alice Parisi, Simone Pino, Giulio Fila, Sebastiano Fila, Luca Degli Espositi, Donatella Tafuri, Maria Giulia Fava, Michele Lonzar, Elisa Milotti, Zeno Montagnani
Scene e Costumi: Giuseppe Pasinato
Laboratorio scenografie: Palcobase di Pernigotti Adriano
Audio e Luci: Francesco Bertolini
Grafica: Gabriele Bagnoli
In questa commedia ritroviamo la “perfetta famiglia italiana” con la sua tipica atmosfera buonista e velenosa. Tutti i parenti di radunano dai nonni a festeggiare il Natale, unica occasione per ritrovarsi. Baci e abbracci, capitone, messa di mezzanotte. Ci sono tutti gli elementi del cenone tradizionale, i vizi e le virtù della società italiana di oggi.
Tutti insieme appassionatamente finché il cielo è sereno, ma subito pronti a scannarsi, a scagliarsi l’uno contro l’altro non appena c’è un problema familiare da affrontare: sorelle contro cognata, nuora contro suocera, rancori, tradimenti e ripicche.
Ma è proprio vero che nella realtà invidia e pettegolezzo sono più forti del messaggio del Santo Natale?
“A Natale siamo tutti più buoni” … No?
Ma chi può dire di non aver mai pensato che… i parenti son serpenti!!!
Tutti insieme appassionatamente finché il cielo è sereno, ma subito pronti a scannarsi, a scagliarsi l’uno contro l’altro non appena c’è un problema familiare da affrontare: sorelle contro cognata, nuora contro suocera, rancori, tradimenti e ripicche.
Ma è proprio vero che nella realtà invidia e pettegolezzo sono più forti del messaggio del Santo Natale?
“A Natale siamo tutti più buoni” … No?
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Regia: Ted Keijser
Con: Ivan Di Noia, Cristina Ranzato, Romina Ranzato e Simone Babetto
Testo: Ivan Di Noia, Cristina Ranzato, Romina Ranzato
Musiche: Francesco Basso
Scenografie: Licia Lucchese
Falegnameria: Francesco Di Noia
Costumi: Dorien de Jonge
Tecnica: Teatro di movimento e di figura
Genere: Comico Civile
Età: dai 6 anni
Con: Ivan Di Noia, Cristina Ranzato, Romina Ranzato e Simone Babetto
Testo: Ivan Di Noia, Cristina Ranzato, Romina Ranzato
Musiche: Francesco Basso
Scenografie: Licia Lucchese
Falegnameria: Francesco Di Noia
Costumi: Dorien de Jonge
Tecnica: Teatro di movimento e di figura
Genere: Comico Civile
Età: dai 6 anni
Una commessa, un operaio, un autista e una maestra, Silvia, Semir, Diego e Monica, addestrati ed equipaggiati fino ai denti per evenienze che non succedono mai... ma quando succedono... meglio essere preparati. Allenati come artisti del circo, destinati ad essere angeli custodi, senza ali, ma con caschi gialli e tute blu, camminano sul filo teso del pericolo senza rete di protezione, si dimostrano acrobati straordinari, pronti a stupirvi, lanciandosi in numeri mozzafiato e tutto questo solo per il bene comune. Queste quattro anime eccezionali ci catapultano nel mondo della PROTEZIONE CIVILE.
Note di Regia: L’idea di partenza era creare uno spettacolo che rappresentasse il mondo della Protezione Civile. Una organizzazione di volontariato che offre la sua disponibilità, il suo tempo libero in situazioni di emergenza. Persone che sentono il bisogno di aiutare a dare una mano a chi ne ha bisogno. E dato che il mio mondo teatrale è molto influenzato dal piacere del gioco, dalla fantasia, dalle feste popolari e dal circo, ho creato uno spettacolo insieme al gruppo (attori, scenografa, costumista e compositore) con questi elementi. Ho cercato il lato positivo, piacevole, incoraggiante e giocoso del lavoro del volontariato, mostrando anche le piccole manie e i comportamenti particolari dell’essere volontario. Per creare un terremoto, “una calamità naturale”, in palcoscenico avevo pensato ad una credenza piena di piatti, scodelle, tazze, bicchieri. Questa credenza cominciava a tremare pian piano, ma in modo sempre più agitato, fino a ballare sui quattro piedi, le porte si aprivano e tutto il servizio balzava fuori dalla credenza e cadeva a terra in mille pezzi!!!!!!!!! E come vedrete nello spettacolo, della prima immagine è rimasto un modellino con il quale cerchiamo di creare l’effetto voluto. La pratica, anche quella teatrale, si dimostra spesso diversa, più limitata, ma, forse proprio per questo, più ricca e “immaginifica”. Con la testa si può viaggiare all’ infinito. Solo gli attori riescono a mettere in moto un mondo fantastico e vi portano a spasso lo spettatore (complice).
Ed è così che abbiamo creato: “PATATRAK“ “BUON DIVERTIMENTO” Ted KEIJSER
Note di Regia: L’idea di partenza era creare uno spettacolo che rappresentasse il mondo della Protezione Civile. Una organizzazione di volontariato che offre la sua disponibilità, il suo tempo libero in situazioni di emergenza. Persone che sentono il bisogno di aiutare a dare una mano a chi ne ha bisogno. E dato che il mio mondo teatrale è molto influenzato dal piacere del gioco, dalla fantasia, dalle feste popolari e dal circo, ho creato uno spettacolo insieme al gruppo (attori, scenografa, costumista e compositore) con questi elementi. Ho cercato il lato positivo, piacevole, incoraggiante e giocoso del lavoro del volontariato, mostrando anche le piccole manie e i comportamenti particolari dell’essere volontario. Per creare un terremoto, “una calamità naturale”, in palcoscenico avevo pensato ad una credenza piena di piatti, scodelle, tazze, bicchieri. Questa credenza cominciava a tremare pian piano, ma in modo sempre più agitato, fino a ballare sui quattro piedi, le porte si aprivano e tutto il servizio balzava fuori dalla credenza e cadeva a terra in mille pezzi!!!!!!!!! E come vedrete nello spettacolo, della prima immagine è rimasto un modellino con il quale cerchiamo di creare l’effetto voluto. La pratica, anche quella teatrale, si dimostra spesso diversa, più limitata, ma, forse proprio per questo, più ricca e “immaginifica”. Con la testa si può viaggiare all’ infinito. Solo gli attori riescono a mettere in moto un mondo fantastico e vi portano a spasso lo spettatore (complice).
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